PERCHÉ LE CURE DEI DENTI COSTANO MOLTO?
- Dr. Renato Restuccia
- 16 gen 2024
- Tempo di lettura: 8 min
È questo un argomento spinoso e ad affrontarlo si rischia una certa impopolarità. Può sembrare che si voglia ad ogni costo difendere interessi personali ma vale la pena correre questo rischio per soddisfare la legittima curiosità di molti pazienti a condizione che il dentista spieghi le cose onestamente, senza cercare di giustificarsi ed il paziente legga con la mente aperta alla conoscenza delle problematiche della professione che potranno condizionare la sua salute e.....la sua tasca. Il risultato auspicabile è un rapporto di reciproca stima e fiducia basato sulla chiarezza e sulla consapevolezza dei risultati raggiungibili.
I costi
Il dentista o odontoiatra, come è modernamente chiamato, è considerato dai più un libero professionista. Nel codice civile, la libera professione viene definita un’attività in cui si prestano servizi a carattere intellettuale senza grande impiego di persone, mezzi o capitali, come accade al vostro medico di famiglia o al vostro avvocato, ma questo non è il caso dello studio dentistico che necessita di:
Ambienti decorosi che devono soddisfare determinati requisiti legali ed igienici
Una enorme quantità di strumenti e materiali. E’ necessario avere a disposizione una serie di strumenti, materiali e farmaci molto costosi, che necessitano di relativa manutenzione e ricambio, indipendentemente dalla frequenza del loro utilizzo (si può verificare il caso che non si utilizzino mai)
Alta tecnologia, che richiede manutenzione ordinaria e straordinaria ed un frequente ammodernamento delle apparecchiature
Una considerevole necessità di prestatori d’opera in termini di personale adeguato, sia come numero di dipendenti che come competenze professionali. Ciò si traduce, economicamente, in stipendi e oneri contributivi
Varie figure di consulenza come commercialista, consulente del lavoro, esperto qualificato di radiologia, medico del lavoro ecc.
Tutto questo genera costi fissi, che maturano indipendentemente dal fatto che il dentista esegua o meno un lavoro. In più ci sono i costi che si creano in proporzione al lavoro che bisogna eseguire. Qui entrano in ballo:
Un esorbitante consumo di materiale monouso
Continui processi di sterilizzazione degli strumenti (che quindi si usurano velocemente) e disinfezione degli ambienti per assicurare una ineccepibile igiene
Prodotti di altissima tecnologia (Impianti, materiali biologicamente compatibili ecc.)
Manufatti eseguiti da strutture esterne allo studio dentistico
Un’accurata organizzazione.
A tutto questo bisogna aggiungere una sproporzionata quanto ottusa incidenza fiscale
Una etica garanzia da fornire ai lavori eseguiti. Provate ad immaginare quanto il dentista possa spendere in un giorno tra leasing, affitti, noleggi, stipendi, ricevute bancarie, laboratori, consulenti vari, e tasse di tutti i tipi, mentre è impegnato a discutere o a lavorare con il paziente, insieme alla sua assistente (quindi 2 persone) e nel contempo, fuori dalla stanza, altre persone (segretaria, addetta alla sterilizzazione ecc.) stanno lavorando per lo stesso paziente.
Le entrate
Nell’altra faccia della medaglia ci sono le entrate. Partiamo dal fatto che all’inizio del mese il titolare dentista sa che sicuramente ci saranno le spese ma non sa se ci saranno delle entrate. Analizzando realisticamente quello che succede in una qualsiasi giornata di lavoro, dobbiamo prendere atto che le entrate, che dovranno compensare le uscite, dipendono dal tempo che il dentista impiega a curare il paziente. A questo punto entra in scena la sensibilità del dentista ed il rapporto medico/paziente, in quanto egli deve scegliere se riservare al paziente lo stretto tempo indispensabile all’esecuzione frettolosa dell’intervento o dedicargli del tempo per coltivare la comunicazione in modo da fagli sentire che qualcuno si sta prendendo cura di lui.
Pagare o non pagare, questo è il problema
La triste realtà è che uno studio dentistico che ha come obiettivo uno standard qualitativo alto, necessita di un flusso di denaro continuo. Purtroppo succede quotidianamente che molte persone vanno via senza pagare, vuoi perché per un discutibile costume meridionale, dal dentista la visita non si paga, pur essendo un momento fondamentale della terapia che necessita di tempo e attenzione, vuoi perché alcune prestazioni (come ad es una medicazione od un molaggio selettivo) sono ritenute dall’opinione pubblica non meritevoli di corrispettivo (ma il tempo viene ugualmente impiegato ed il tempo, come sappiamo, è denaro), vuoi perché il malcostume dilagante rende a volte difficile il recupero di crediti legittimamente dovuti.
I ritardi ed i mancati appuntamenti
Una peculiarità che penalizza pesantemente il fattore economico è il disguido creato dal ritardo o, peggio, dal mancato appuntamento del paziente, se frequente. Ogni giorno, nonostante questo lavoro sia per sua natura pieno d’imprevisti, per rispettare la sequenza degli appuntamenti, gli operatori dello studio devono prevedere il tempo da impiegare per ogni singolo intervento, ma il ritardo di un paziente, creerà un disservizio che si riverserà sul resto della giornata. Peggio, il mancato appuntamento costringerà il professionista ed i collaboratori coinvolti a stare improduttivi per il tempo che avevano da dedicare al paziente assente, alcune volte anche con uno spreco di materiali e mezzi. Con rammarico bisogna ammettere che nel meridione l’educazione della popolazione sotto questo aspetto è molto carente rendendo pressoché impossibile una accettabile programmazione economica. Un minimo di sensibilità in più basterebbe per immaginare quanto si possa mettere in difficoltà il prossimo e quindi limitare questa autentica piaga.
Il dentista professionista o imprenditore?
Da quanto detto non possiamo annoverare il dentista tra i liberi professionisti perché, come abbiamo visto, per mettere su uno studio è necessario un grande impiego di persone, mezzi e capitali. Del resto, sempre da quanto detto, non possiamo affermare neanche che lo studio dentistico sia una azienda. Bisogna considerare che il lavoro del dentista non è industrializzabile, cioè egli non può avviare (come un imprenditore classico) un’azienda che poi camminerà con le proprie gambe costruendo e vendendo prodotti, ma deve stare accanto ad un paziente per volta che ne assorbirà interamente il tempo e l’energia, e questo è un limite insuperabile al guadagno del dentista.
No prevenzione, no denti
Altri aspetti che incidono sui costi sono da analizzare nel comportamento dei pazienti. Questi, spesso o per cattiva informazione o per immotivata paura o perché alcune volte sembra più comodo mettere la testa sotto la sabbia, per andare dal dentista aspettano di avere dei problemi insormontabili che rendono la risoluzione degli stessi difficile, se non impossibile. Diverso sarebbe se si facessero i controlli periodici in modo che un problema si coglierebbe sul nascere. Con il dovuto rispetto per l’opinione di tutti, alcune volte eseguire delle terapie complesse con poche sedute, pretendendo un risultato soddisfacente, sia dal punto di vista estetico che da quello funzionale e duraturo nel tempo, con un esborso limitato, è impossibile, e chi insegue la chimera spesso se ne pente amaramente (il riferimento è a cliniche Low Cost, dove autentici professionisti del marketing costruiscono una rappresentazione illusoria basata unicamente su immagine, pubblicità e lusinghe o al turismo odontoiatrico dove sedicenti operatori sanitari approfittano della disperazione di poveri diavoli per procacciare lavoro a prezzi stracciati con viaggio e vacanza, tutto compreso, in paesi più o meno esotici dove si sorvola su qualità, tempi biologici e garanzia del risultato, tanto nell’uno o nell’altro caso, la faccia non ce la mette nessuno).
Quando c’è la salute c’è tutto?
Un’altra considerazione da fare è che molte persone hanno una particolare percezione del denaro. E’ scontato che per tutti la cosa più importante della vita è la salute, ma quando è necessario, mal volentieri si spendono dei soldi per essa. Ci danno molta più soddisfazione acquisti voluttuari come l’ultimo tipo di telefonino o una bella vacanza. Probabilmente le persone sentono la salute come una normalità da cui vengono defraudati quando viene meno. Inoltre, nel corso del tempo, lo Stato si è fatto carico di gran parte delle spese riguardanti la salute che è stata considerata come qualcosa a cui tutti hanno diritto gratuitamente, di conseguenza le cure a pagamento le consideriamo un sopruso e il medico che ci ridà la salute, un approfittatore non pensando che dietro la preparazione professionale di un medico ci sono sacrifici non indifferenti, anche economici. E’ vero che chi sta meglio economicamente ha più probabilità di avere delle cure migliori ma dobbiamo meditare sul fatto che non tutto dipende dai soldi e, nonostante i progressi della scienza non tutto è risolvibile, non tutto è curabile, ancora ci si ammala e si muore anche se si è ricchi. Una riflessione la merita anche la considerazione che oggi il più povero di tutti ha la possibilità di fare delle cose che il più ricco di tutti, 100 anni fa non poteva neanche sognare di fare.
Gli antichi dentisti
Nell’immaginario collettivo, purtroppo la figura del dentista di oggi é penalizzata da un retaggio negativo dovuto ai suoi predecessori
he quando non erano odontotecnici abusivi se non addirittura barbieri, erano comunque considerati medici di serie B in quanto eseguivano cure approssimative, sbrigative, molto dolorose e in condizioni igieniche discutibili, ma economicamente altamente redditizie. Questo era dovuto ad una realtà completamente diversa da quella di oggi in cui chi aveva studiato (anche se poco e male) veniva messo su un piedistallo e le aspettative e le esigenze dei pazienti erano molto basse, non esisteva la sterilizzazione ed il monouso, né controlli fiscali, il lavoro nero era la normalità. I dentisti aprivano la porta dello studio e chi arrivava primo si sedeva formando delle file con delle attese interminabili, gli strumenti consistevano in una sedia stile barbiere ed un bicchiere con un non ben identificato disinfettante dentro il quale c’era sempre lo stesso specchietto e sempre lo stesso specillo e l’assistente era una signora più o meno giovane senza nessuna competenza che faceva accomodare il paziente e viveva con le mance di questi. E gli onorari non erano molto diversi da quelli di oggi.
C’era una volta il dentista
Che lo studio dentistico tradizionale stia attraversando un periodo economicamente molto critico lo dimostra lo straordinario successo che hanno avuto i corsi di gestione manageriale per dentisti che sono fioriti negli ultimi anni. Prima i guadagni erano talmente alti che a nessun dentista sarebbe venuto in mente di spendere soldi in un corso che esulava dalle sue competenze. Adesso invece bisogna avere una alta capacità imprenditoriale per riuscire a sopravvivere. Cosa ci riserva il futuro? Molto dipende da che piega prenderà la società. Se non si verificano catastrofi che faranno fare al mondo grossi passi indietro, i piccoli studi saranno destinati a scomparire perché le spese di gestione tendono sempre più ad aumentare e devono essere ottimizzate con i grossi numeri e quindi con una gestione industriale del paziente a spese della progressiva perdita del rapporto umano diretto dentista/paziente. Per ritardare questa lenta estinzione si sta verificando un proliferare di convenzioni che hanno introdotto il concetto del terzo pagante (cioè di un ente che si accolla più o meno integralmente, l’onere del conto della terapia). Anche qui bisogna stare attenti perché, da parte del dentista si richiede un ulteriore investimento a fronte di un consistente abbassamento dell’onorario, da parte del paziente questi potrebbe ricevere un prestazione insufficiente se non proprio vergognosa se il dentista è un professionista deontologicamente poco affidabile. L’altro fenomeno è la necessità dei professionisti di associarsi in studi più grandi in modo da ammortizzare le spese. Speriamo che tutto questo non comporti un eccessivo decadimento della qualità delle terapie.





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